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L’abside, con costoloni a vista e rinforzi alla base, ancora perfettamente conservata, fu edificata negli anni a cavallo tra il XIII e il XIV secolo. La facciata, rivestita in cotto, venne ricostruita nel 1947. Rimane integro nel vicolo un portale d’epoca sveva (XIII sec.). Sulla piazza, il portale attuale fu risistemato nel 1947 con reperti recuperati dalle macerie; era opera dell’artista ortonese Nicola Mancino (1312). Nella lunetta la Madonna con il Bambino, san Giovanni Battista e san Giovanni Evangelista; sul lato sinistro una parte di colonna con tralcio di vite e figure allegoriche. Nella facciata si conservano archi ad ogiva costruiti nel 1365, come attestava una iscrizione su uno degli archi, capitelli con teste-mensola di epoca angioina, finestre monofore con trilobature di impianto gotico, colonne e capitelli provenienti dall’antica chiesa bizantina.

Cupola della Basilica

Portale di Nicola Mancino (1312)

Portale svevo su Vico dell'Orologio (XIII sec.)

PER APPROFONDIRE

Storia dell’edificio

Chiesa paleocristiana
Costruita sui resti di un più antico edificio di culto pagano, secondo quanto riferiscono gli antichi storici, era ubicata nel sito dell’attuale cattedrale, e precisamente nel luogo attualmente occupato dal campanile e dalla cappella di san Tommaso fino ad arrivare alla cappella di santa Maria Maddalena, a circa quattro metri al di sotto dell’attuale pavimento.

Chiesa bizantina
Alla chiesa paleocristiana seguì quella bizantina, ad essa sovrastante, il cui livello si trovava a circa un metro e mezzo al di sotto del pavimento attuale. Una ipotesi abbastanza fondata indica questa strutturata a tre navate: quella centrale era posizionata lungo la direttiva campanile-cappella di santa Maria Maddalena; quella verso l’attuale piazza occupava l’area che nel XV secolo diventerà il porticato (attuale marciapiede); quella a nord occupava parte dell’attuale navata centrale. L’ipotesi è avvalorata anche da alcuni reperti architettonici (colonne e capitelli) riconducibili al periodo bizantino. I pilastri cruciformi, composti da rocchi di pietra calcarea, denotano che essi appartenevano al colonnato esistente tra la navata centrale e quella periferica. Due di questi rocchi portano ancora incise due lettere greche (ω e τ) che stavano ad indicare la posizione del rocchio nella colonna (attualmente sono inglobati nella facciata principale a destra del portale).

Antica Cappella Della Pietà (distrutta nel 21 dicembre 1943)

Chiesa romanica
La chiesa bizantina fu distrutta dai Normanni e da un successivo terremoto. Fu riedificata all’inizio del XII secolo e dedicata alla Vergine Maria, come attesta una antica iscrizione conservata nel Museo Diocesano di Ortona. Comunque, già nella prima metà del XIV secolo essa veniva indicata anche come chiesa di san Tommaso.
Sicuramente la ricostruzione del XII secolo ripropose un edificio religioso del tutto simile, come ampiezza, a quello di epoca bizantina.
All’angolo della cattedrale, tra Piazza San Tommaso e il Vico dell’Orologio, fu edificata nel 1255 da mastro Riccardo l’antica Torre dell’Orologio che nel 1688, minacciando di crollare, fu rivestita da una muratura in mattoni, assumendo così la caratteristica forma tronco-piramidale.

Chiesa gotica
L’arrivo in Ortona delle reliquie di san Tommaso (1258) cominciò a determinare un afflusso di fedeli dai paesi limitrofi e anche di forestieri che, attraverso il porto di Ortona, si recavano a Lanciano per partecipare alle importanti fiere che vi si tenevano ogni anno. Pertanto, già nell’ultimo ventennio del XIII secolo si diede inizio ad un edificio degno di accogliere le reliquie di un Apostolo, che ricalcava nella perimetrazione quello attuale con il cordolo, ancora presente, che cinge l’intera chiesa e la possente abside. Il corpo principale dell’edificio fu costruito negli anni a cavallo tra il XIII e il XIV secolo, ma la struttura restò un cantiere aperto per circa due secoli. L’idea dei canonici e dei rappresentanti della municipalità ortonese fu quella di rendere il sacro edificio sempre più accogliente e fastoso. Nel 1312 fu costruito il ricco portale in pietra scolpito da N. Mancino solo in parte salvatosi dalla distruzione provocata dagli eventi bellici del 1943. Questo si andava ad aggiungere all’altro, ancora esistente all’ingresso laterale di sinistra e databile intorno alla seconda metà del XIII secolo. Nel 1366 sulla facciata della chiesa furono eseguite, dallo scultore teatino Mastro Pietro di Giacomo, alcune finestre con bordo lapideo lavorato, e nel 1444 fu costruito il magnifico porticato a nove colonne ottagonali che reggevano degli archi a tutto sesto. Esso, distrutto nel 1943, proteggeva dalle intemperie i numerosi pellegrini, che affluivano per venerare le reliquie di san Tommaso, e lo splendido portale costruito da N. Mancino, dando anche un aspetto più armonico all’intera struttura.
Sempre nella seconda metà del Quattrocento furono costruiti, ai lati del presbiterio, l’attuale sagrestia e l’ufficio parrocchiale che conserva tuttora, sulla volta, una interessante cordonatura in pietra che inizia da quattro teste mensola situate ai quattro angoli della sala.
Nella metà del XVI secolo la maggiore chiesa della città dedicata a san Tommaso apostolo appariva molto bella ai visitatori che annualmente vi si recavano per lucrate l’indulgenza in occasione delle festività di maggio. Era certamente guarnita di numerose opere d’arte ed era provvista, come si afferma nel Manoscritto di Don Tommaso De Pizzis, 1699-1700, di un soffitto a cassettoni dorato.

Attacco turco del 1566: distruzione e ricostruzione
La chiesa dedicata a san Tommaso apostolo, come pure altre, venne incendiata il 1° agosto 1566 quando Ortona fu attaccata dall’armata turca di Pyale Pascià. In quell’occasione fu anche distrutta l’altare-tomba dove erano custodite le ossa di san Tommaso. Le reliquie dell’Apostolo il giorno successivo furono trovate sparse all’interno dell’edificio, ancora fumante per l’incendio subito, e ricomposte all’interno di un’urna (secondo quanto riferito dallo storico G.B. De Lectis).
La conformazione della chiesa, coperta con soffitto a cassettoni e con tetto a capriate, favorì l’incendio a causa del materiale ligneo; l’intera copertura crollò andando a distruggere anche tutte le opere pittoriche che la adornavano.
La ricostruzione iniziò immediatamente e fu eseguita con tecniche costruttive diverse da quelle originarie. Difatti il soffitto fu edificato con lamia a botte. La spesa complessiva per le opere murarie ammontò a duemila e duecento ducati, una spesa notevole considerata la grave crisi in cui versava la città a seguito della distruzione operata dall’esercito turco.
Tutti i lavori strutturali furono portati a termine nel 1570.
Il campanile, edificato in occasione della ricostruzione della chiesa, era a pianta rettangolare con il lato maggiore verso la piazza. Nella sua parte superiore presentava dieci finestroni con arco a tutto sesto: tre su ognuno dei lati maggiori e due sui lati minori.
All’inizio del Seicento i Procuratori dell’Edificio di san Tommaso decisero di dotare la maggiore chiesa della città di una campana che potesse essere ritenuta il simbolo della chiesa. L’incarico fu affidato ai campanari teatini Giovanni Vincenzo e Paoluccio. La fusione avvenne il 20 marzo 1605 all’interno del cortile del palazzo de Sanctis. Il peso della campana, ancora esistente, supera i 40 quintali.

Dal Seicento alla seconda guerra mondiale
Completata la ricostruzione della cattedrale e la costruzione del nuovo campanile, il clero e la municipalità cominciarono a pensare di dotare il sacro edificio di arredi e immagini sacre in sostituzione di quelli trafugati dai Turchi o distrutti a causa dell’incendio della chiesa.
Nel 1612 fu sistemata definitivamente la tomba di san Tommaso. Subito dopo la ricostruzione della chiesa, infatti, si era intervenuti soltanto per mettere in sicurezza le sacre reliquie dell’Apostolo ricostruendo la robusta inferriata che racchiudeva il sacello e dotando la cancellata di pesanti catene e di robusti lucchetti. Si costruì, quindi, un’artistica urna in rame dorato lavorato a sbalzo con motivi floreali e in un ovale della parete anteriore del sarcofago il pittore ortonese Tommaso Alessandrino dipinse la figura di san Tommaso, oggi nella cripta. Dallo stesso artista furono anche dipinte diverse tele che andarono ad adornare la chiesa.
Il 19 febbraio 1799, quando gli Ortonesi opposero resistenza all’esercito francese del generale Coutard, la città fu assoggettata a distruzioni e saccheggi; specialmente le chiese e gli istituti religiosi subirono i maggiori danni e da essi furono asportati tutti gli arredi sacri di valore. Nella cattedrale ruppero la tomba dell’Apostolo, sfondarono la cassa contenente le sacre reliquie, asportarono il busto d’argento del santo e la preziosa croce pettorale ornata di smeraldi, disperdendo sul pavimento le ossa di san Tommaso, subito recuperate dai canonici.
All’alba del 21 dicembre 1943, giorno della festività di san Tommaso, un tremendo boato fece tremare tutta la città. Quando il denso polverone che aveva invaso Piazza San Tommaso si dissolse, agli occhi dei pochi Ortonesi che si erano furtivamente affacciati sulla piazza, apparve una visione desolante. La cattedrale era completamente squarciata: della cupola era rimasta in piedi soltanto la metà settentrionale, e sul luogo ove sorgeva la duecentesca torre non si vedeva che un cumulo di pietre e calcinacci. I preziosi affreschi del XII secolo della cappella sotterranea di santa Maria Maddalena erano andati completamente distrutti, come pure il portale trecentesco di N. Mancino e buona parte del maestoso porticato quattrocentesco.

La Cattedrale prima della distruzione del 1943

Ricostruzione postbellica
Rimosse le macerie, il 10 novembre 1945, nella ricorrenza dell’818° anniversario della consacrazione della cattedrale, si diede inizio ai lavori di ricostruzione. Durante la fase di ricostruzione, data l’emergenza dei tempi e le non affinate tecniche delle quali è possibile usufruire nei giorni nostri, furono compromesse alcune opere architettoniche e decorative che potevano essere recuperate. Non fu salvato nemmeno il quattrocentesco porticato rimasto in piedi per oltre la metà della struttura. La scarsità di fondi disponibili fece optare per una ricostruzione della facciata più semplice, rimandando la ricostruzione del porticato a tempi migliori, che non arrivarono mai.
Il progetto di ricostruzione previde, invece, la costruzione di una monumentale cupola che andò a sostituire il più dimesso tiburio settecentesco.
Nel 1968 la cattedrale venne chiusa al culto per permettere la realizzazione della nuova cripta dove ospitare la nuova tomba di san Tommaso. Fu riaperta il 3 luglio 1968 in occasione della celebrazione del XIX centenario del Martirio di san Tommaso. La demolizione dell’antica Cappella dell’Immacolata Concezione per far posto alla nuova cripta portò ad eliminare il monumentale altare in marmo e la scalinata centrale di accesso al presbiterio. In quell’occasione fu realizzato un altare più consono alle direttive del Concilio Vaticano II, posto davanti al celebrante, e l’accesso al presbiterio fu creato attraverso due scalinate laterali. Una scala centrale permetteva, invece, di scendere nella cripta per venerare le reliquie dell’Apostolo. Furono anche realizzati la cattedra episcopale e il coro ligneo.

La distruzione bellica

Il parroco, Don Pietro Di Fulvio a colloquio con il Gen. Vokes

La Cattedrale Ricostruita

OPERA DELLA BASILICA DI SAN TOMMASO APOSTOLO
Biblioteca Diocesana - Largo Riccardi
66026 Ortona (CH)
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