Caratterizza oggigiorno la festività civile del sabato di “Perdono” e trae origine da un tentativo di trafugamento delle reliquie di san Tommaso messo in atto nel 1475. Da quel momento la tomba dell’Apostolo fu protetta con robuste inferriate serrate con cinque lucchetti chiusi con altrettanti chiavi d’argento. Le chiavi furono custodite parte dall’autorità civile e parte da quella religiosa. Da quell’anno, quindi, per aprire il sacro deposito delle reliquie di san Tommaso, fu necessaria la presenza di un rappresentante della Municipalità a cui era affidata la custodia delle chiavi detenute dall’autorità civile. La presenza congiunta dell’autorità civile e religiosa, al momento dell’apertura del sacro deposito, prima dell’esposizione del busto d’argento ai fedeli, è antica, dunque, di oltre cinque secoli.
Nel corso dei secoli il numero delle chiavi è stato portato dapprima a sette e successivamente ad otto. A lungo la presenza congiunta delle due autorità, laica e religiosa, fu sommessa, riservata, per non turbare la sacralità della cerimonia. Nel 1925 l’allora sindaco Romolo Bernabeo volle dare maggiore visibilità alla cerimonia civile e, da quell’anno, un corteo con la presenza dei Consiglieri comunali e Comitato festeggiamenti, preceduti dal Sindaco ed accompagnati dalla banda musicale, si recò dal Municipio alla Cattedrale con le chiavi d’argento esposte su un cuscino di velluto.
Nel 1977, per rendere più appariscente la cerimonia si pensò di organizzare un corteo storico in costume con sbandieratori e balestrieri accompagnati da tamburi e chiarine. L’avvenimento, creato per attirare più gente nella giornata del sabato di “Perdono”, sortì il suo effetto, deviando, tuttavia, l’attenzione dalla sacralità delle celebrazioni aventi lo scopo di permettere ai fedeli di lucrare l’indulgenza plenaria.