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Sisto IV, nel 1479, ha dichiarato che le Ossa di S. Tommaso sono in Ortona

La prima indulgenza, da lucrarsi il 6 settembre di ogni anno in occasione della ricorrenza dell’arrivo delle reliquie di san Tommaso in Ortona, è stata concessa da Papa Bonifacio IX (1389-1404). Di essa non si conserva la bolla originale, ma questa viene menzionata in una successiva emanata il 3 luglio 1479 da S.S. Sisto IV che, confermando l’indulgenza concessa da Bonifacio IX a quanti visitavano la tomba di san Tommaso in Ortona, afferma che le ossa dell’Apostolo sono in Ortona e, su richiesta della municipalità ortonese, sposta la data dal 6 settembre alla prima domenica di maggio.

Dal 3° al 6° rigo della pergamena originale conservata presso la Biblioteca Diocesana “San Domenico” di Ortona:

…Dudum siquidem quondam Bonifacius VIIII in sua obedientia de qua theatin. dioc. tunc erat nuncupatus Universis Christi fidelibus vere penitentibus et confessis qui eccl.iam Sancti Thome Ap.li Terre Ortone dicte dioc. in qua corpus eiusdem Ap.li honorifice conservatur Sexta Die Septembr. a Primis vesperis usq.e ad Secundas vesperas ipsius Diei inclusive devote visitarent animarum illam indulgentiam et peccato[rum] remissionem concessit quam consequerentur si eccl.iam sancte Marie de Collemadio extra muros Aquilai in Die decollationis sancti Iohannis baptiste visitarent prout in eiusdem Bonifatij litteris desuper confectis plenius continetur.

Traduzione:

Già da tempo invero Bonifacio IX, alla cui obbedienza la diocesi di Chieti era allora collegata, a tutti i fedeli di Cristo veramente pentiti e confessati che devotamente visitassero la chiesa di S. Tommaso Apostolo della terra di Ortona della detta diocesi, in cui è conservato con onore il corpo del medesimo Apostolo, nel sesto giorno di settembre dai primi vespri ai secondi vespri dello stesso giorno incluso concesse quella indulgenza delle anime e la remissione dei peccati che conseguirebbero se visitassero la chiesa di S. Maria di Collemaggio fuori le mura dell’Aquila il giorno della decollazione di S. Giovanni Battista come si rileva piuttosto bene nelle lettere dello stesso Bonifacio sopra citate.

La distruzione della chiesa di S. Tommaso e la prima ricognizione delle ossa dell’Apostolo

L’atto, redatto il 13 novembre 1575 dal notaio ortonese Giuseppe Massari per volere del vescovo della città mons. Giandomenico Rebiba, descrive minuziosamente la distruzione della chiesa di S. Tommaso operata il primo agosto 1566 dall’armata Turca di Pyale Pascià.

Il 4 agosto successivo, con la presenza di alcuni canonici e del medico Giovan Battista de Lectis, fu effettuata la ricognizione delle ossa. Tutte le fasi, del ritrovamento delle reliquie e della loro ricognizione, furono minuziosamente descritte, ad futuram rei memoriam, nell’atto il cui originale, in pergamena, è conservato nella Biblioteca Diocesana di Ortona.

…Che al primo del mese d’Agosto, dell’anno di nostro Signore 1566, giorno di Giove, essendo brugiata la detta venerabile chiesa di san Tomaso Apostolo nella detta Città de Ortona dall’armata Turchesca, essi don Bartholomeo, Giovan Berardino, Luca, Leonardo, Bernardo, et Sebastiano, ritornando venerdì mattina seguente dentro la Città, et andando per vedere il danno di detta chiesa la ritrovorono tutta in terra brugiata, et rivoltandosi verso il sacrato altare, ove riposavano l’ossa del glorioso Apostolo Thomaso, lo ritrovorono tutto in terra spezzato, et la gran ferriata riversata sotto sopre, et dentro, dove era la cassetta delle sante reliquie, uno grandissimo fuoco, et carboni accesi, et secondo che essi tutti giudicavano, che non havendo possuto i Turchi, inimici di nostra santa fede cattolica, alzare la detta ferriata, per pigliare detta cassetta, la quale era foderata dentro, e fuori d’argento, vi posero gran fuoco dentro, et legna, et polvere, perilche si riversò detta ferriata, et spezzò in mille parti la pietra del santo altare quale di porfido era, et spezzò il Calcidonio dove era scolpita l’immagine di detto Apostolo con certe lettere greche, e li sopradetti dicono, ch’appena si potev’accostare per il gran caldo, e per il fuoco: pur, con alcuni legni, incominciarono a levare il fuoco da detto altare, et incominciarono a ritrovare le sante ossa, immaculate, et intatte, come se mai state fussero nel fuoco, e lustravan come vetro; ilche vedendo essi don Bartolomeo, et Luca in presentia d’essi Giovan Berardino, Leonardo, Bernardo, Sebastiano, et altri; incominciorno a pigliar dette sante osse, e ponerle in una tovaglia, et in alcuni fazzoletti, non senza grandissima effusione di lacrime di tutti, e così ne ricaparono una gran quantità facendo il simile esso D. Bartolomeo, e Luca, il sabato sequente in presentia di detti D Giovan Aloysio, Giovan Berardino, Giovan Leonardo, e Leonardo, et altri. Poscia la domenica sequente quarto di detto mese d’agosto 1566 detto Giovan Antonio con detto Luca, e altri ritornorno in detto luogo, e compitamente ricaporno tutte le sante reliquie di detto apostolo da li carboni, e sassi, e al fondo ritrovorno tutto l’argento fuso, perilche tutti li sudetti prenominati, giudicano, che là fusse stato un eccessivo fuoco: poi non possendo ritrovare il glorioso capo d’esso apostolo, detti Don Ioanne Antonio, Luca, et altri sudetti stavano malinconici, e piangendo sempre pregando N. S. Giesu Christo li volesse inspirare dove stava detto capo, et così cominciorno tutti con gran fatiga, a movere detta ferriata illesa dal fuoco imperò rotta, per il peso gli era caduto sopra, et così divotamente con lacrime pigliorono la detta testa, et fu ricomposta per le mani d’essi don Bartholomeo, don Ioanne et alcuni altri sacerdoti, con l’intervento del condam Mutio de Sanctis, all’hora vicario di detta chiesa, in presentia del Magnifico Giovan Battista de Lectis Fisico, et de detti Giovan Tomaso di Summa, e Gioseppe Mosca, et altri, ricomponendola di modo, come se mai rotta stata fosse, con tutto il martirio, senza mancarvi pur un minimo osso, …

OPERA DELLA BASILICA DI SAN TOMMASO APOSTOLO
Biblioteca Diocesana - Largo Riccardi
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